Embrace Tango Terapy focused on Eating Disorder.
Dott. Alberto Barozzi
Pubblicato su IL MINOTAURO, Anno XLIV – n°2, dicembre 2017
In questo articolo si vuole riportare l’esperienza del progetto ETTFED, svolto in ambito clinico, presso Villa Miralago (VA). L’idea nasce per utilizzare un mezzo non convenzionale come il Tango, per patologie alimentari gravi (DCA) e con possibilità (attualmente in studio e sperimentazione) di sviluppo su altre patologie. Si cercherà oltretutto di fornire una interpretazione Junghiana al fenomeno utilizzando amplificazioni circolari e si cercherà di dimostrare come ciò che avviene tra paziente e terapeuta, si può comparare ad una immaginazione attiva.
Il Tango Argentino, come danza, si presta ad essere esaminato come un sistema che consente di esplorare le relazioni oggettuali dei pazienti, in più, a carattere generale, è una evidente manifestazione dell’inconscio collettivo, infatti, in questo periodo storico, l’archetipo appare attivato e in tutto il mondo, gente dalle storie dai costumi più diversi, si scioglie in un abbraccio al ritmo del Tango.
Da più di venti anni, in Italia come nel resto del mondo occidentale e orientale si è assistito al ritorno di qualcosa che ormai esisteva solo in un lontano sentito collettivo, il Tango Argentino. Nel 2009 poi, l’UNESCO ha iscritto il Tango nella lista rappresentativa del patrimonio mondiale. Il Tango non appartenendo alle danze definite “standard”, ha avuto una vita ed uno sviluppo totalmente differenziato e trasversale, si è quindi sviluppato come fenomeno culturale complesso a sé. Infatti, oltre alla particolare danza di coppia, esso si fonda su un musicalità unica, un mondo musicale composto da quasi 41.000 incisioni registrate presso la SADAIC e la AGADU (Muraca, p.2). La peculiarità dell’abbraccio e dei ruoli nella danza lo rendono potenzialmente particolarmente efficace per integrare parti dell’individuo e consentirne una potenziale evoluzione, una spinta verso una individuazione.
Dal punto di vista tecnico, esistono due ruoli, guida e seguitore; il rapporto tra essi avviene con il corpo, gli affetti, le emozioni e le sensazioni nell’esercizio del ballo. Una delle caratteristiche peculiari di questa danza, sta nel vivere appunto la relazione con l’altro attraverso il corpo, “l’altro” non inteso come estensione narcisistica ma come altro individuo attraverso il quale condividere una esperienza. Dal punto di vista della guida, ideare e vivere sulla musica, proteggere chi segue e non vede, sentire attraverso il suo corpo il feedback, percepire dove una azione di guida ha portato il passo a chi segue. In definitiva, chi guida, sperimenta un mondo di retroazioni attraverso l’altro, come se una sua azione sulla musica, arrivasse al piede di chi segue, ed attraverso il corpo di quest’ultimo, ne avesse una sensazione di feedback, come se avesse mosso una parte del suo corpo. Chi guida, e deve imparare, spesso usa il pensiero, quando poi ha già una una buona conoscenza del ballo, l’aspetto della sensazione e intuitivo riveste una grande importanza.
Per chi segue, l’abbandono della vista (chi segue balla ad occhi chiusi) potenzia tutti gli altri suoi sensi. La percezione dell’altro avviene sopratutto con la sensazione, con l’abbandono della vigilanza, del pensiero e dell’intuizione. Chi segue vive nell’ascolto dell’altro, si affida all’altro, vive una esperienza che nasce dal corpo, non dalla sua testa. L’affidarsi all’altro, ha sicuramente aspetti molto terapeutici, così come il guidare l’altro. In questo lavoro infatti, anche attraverso un caso clinico, si vuole dimostrare come queste caratteristiche del Tango possono essere molto terapeutiche se ben applicate. Come tutti gli strumenti, anche il Tango può presentare il suo lato Ombra, può cioè essere vissuto esclusivamente come aspetto Narcisitico, e di conseguenza “l’altro” può essere vissuto come strumento passivo per alimentare il proprio Ego.
I. Psicologia Analitica e storia del Tango.
Nel volume n° 3 dell’opera di Jung, “Psicogenesi delle malattie mentali”, egli scrive:
“Fu il frequente ricorso a forme associative e strutture arcaiche, […] a darmi una idea di un inconscio formato non solo da contenuti di coscienza originari andati perduti, ma anche da uno strato in certo modo più profondo, dello stesso carattere universale dei motivi mitici che caratterizzano la fantasia umana in generale. Questi motivi non sono affatto inventati, ma piuttosto trovati, come forme tipiche che compaiono spontaneamente e più o meno universalmente, indipendentemente dalla tradizione, in miti, fantasie, sogni, visioni e sistemi deliranti. […] si tratta di atteggiamenti, modi di fare, tipi di rappresentazione e impulsi che devono essere considerati come comportamento istintivo tipico dell’uomo. Il termine da me scelto per designare ciò, e cioè ‘archetipo’, coincide quindi con il concetto noto in biologia del ‘pattern of behavior’. ” (Jung, vol.3, pp.276-277)”.
Parlare delle origini del Tango, non può quindi che passare da aspetti dell’inconscio collettivo, infatti, come ci insegnano gli antropologi, la danza compare non solo nei contesti conosciuti ma anche nelle cosiddette “società primitive”. Le importanti tracce storiche e mitologiche, ci danno un quadro evidente di come il genere umano si sia da sempre cimentato in danze o balli di ogni genere. L’aspetto archetipico della danza e del ballo appaiono quindi evidenti. Il tango naturalmente, non ne è una eccezione, anzi, come si legge nella prefazione scritta da A. Simonetti nel libro di S. Valeriani ‘Tango y tangueros’:
“La valenza emotiva del tango si desume dunque non solo dai temi ricorrenti nei testi (il rimpianto Paradiso perduto, il rapporto uomo-donna come incontro-scontro, il genere femminile ‘croce e delizia’ di quello maschile, l’abbandono ecc.) ma anche da una più specifica simbologia corporea. Nella tecnica di base, il ballo consiste in una camminata ritmata, in cui i due corpi si appoggiano uno sull’altro senza però sostenersi, e da cui si dipana un insieme armonico di movimenti, fatti di cambiamenti di direzione repentini, torsioni del busto e intrecci delle gambe. Il filosofo Tedesco Friedrich Nietzsche, che aveva ben presente l’importanza della dimensione corporea nella vita dell’individuo, riteneva che già solo il semplice camminare ritmato fosse capace di riattivare nell’essere umano sensazioni legate ad alcune coppie simboliche archetipiche […].
Se è vero che la danza, così come la postura del corpo, è ‘spia’ ed espressione tanto involontaria quanto diretta dell’inconscio, a maggior ragione ciò varrà per il tango, dove la spontaneità prevale sulla tecnica e dove il movimento, assurto a rito, è anche esorcismo dei propri fantasmi interiori, trasposizione del mondo psichico nell’esteriorità.
Il mistero di quest’arte, dunque, ci appartiene e al tempo stesso ci sfugge, rinviando forse a quell’inconscio collettivo di Junghiana memoria […]. Ricco di un simbolismo che travalica gli aspetti in cui si nasce – come dimostrano la sua stessa diffusione a livello mondiale e il fatto di essere tanto amato ancora oggi – il ritmo del tango rimanda probabilmente al tema archetipico di ogni ballo rituale: il ricongiungimento all’armonia cosmica, l’ascolto del tam-tam come battito ancestrale del cuore della terra” (A. Simonetti, Tangos y Tangueros, p.11).
Come scritto dalla Simonetti, questo aspetto universale, archetipico del tango è oggi dimostrato dal fatto che si ascolta musica e si balla in tutto il mondo. Dall’Asia, al continente Americano, compresi alcuni paesi mussulmani moderati, il fenomeno è esploso come linguaggio universale. Infatti si può non conoscere una parola del luogo dove ci si trova, ma si può ballare con una qualsiasi sconosciuta o sconosciuto.
Il tango nasce sulle sponde di un grande fiume del sud America, il Rio de Plata, che divide le due città che si contendono la paternità, ovvero Buonos Aires e Montevideo.
Queste due città portuali sono state nella metà dell’800 l’approdo e la speranza per emigranti provenienti prevalentemente dall’Italia, dalla Spagna, dalla Francia, dal Portogallo e dalla Germania. Nelle periferie dove la convivenza forzata tra queste diverse culture era la quotidianità, l’incontro con i pochi Neri, ex schiavi e Argentini delle Pampas portò una originale integrazione musicale. Quindi, con i sentimenti imperanti di lontananza, nostalgia, abbandono, fallimento, ecc., si è avuta una attivazione dell’archetipo nell’inconscio collettivo ed è nato un simbolo; il Tango.
La diffusione di questo simbolo, comincia a manifestarsi intorno al primo decennio del ‘900, dove, il successo di questi ritmi in quella che allora era la capitale culturale d’Europa, Parigi, ne decretò il successo universale. Grazie poi a Rodolfo Valentino, che nelle pellicole incarnava il prototipo del tanghero, il cambio di costume nell’epoca, fu evidente. La diffusione avvenne in maniera rapida in tutta Europa, anche se con non pochi problemi. Il tango considerato “peccaminoso”, non era consentito in tutti gli stati, vietato dal Vaticano anche in Italia, sino alla famosa esibizione di davanti a PIO X di due ballerini, che si concluse con l’auspicio papale che la “Furlana” (danza popolare veneta), avrebbe dovuto soppiantare presto questa strana danza, ma, non rilevando aspetti peccaminosi, tutto si risolse con la revoca del divieto.
Gli anni a cavallo dal 1930 al 1945, decretano il grande successo in quello che poi sarà chiamato, “il periodo d’oro del tango”, sino ad una lenta caduta nell’oblio a cavallo del 1955 circa. Da quell’anno sino al 1989 circa, non si è più parlato di tango, ballato da anziani a Buenos Aires, sembrava destinato ad una fine. Ma come ci insegna la psicologia analitica, gli archetipi non muoiono, le mutate condizioni ambientali e sociali, hanno di nuovo attivato l’archetipo, e oggi, il tango veleggia nel fiume dell’inconscio collettivo mondiale, con milioni di individui appassionati (Fonti: Tangos y tangueros, Il Tango, Tangologia).
II. IL TANGO COME TERAPIA.
A seguito quindi di un rinato interesse collettivo mondiale, nel 2009 il Tango viene iscritto nella lista rappresentativa del patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO. La quantità di brani musicali, circa 41.000 registrati presso le varie società di autori/editori, e la varietà di temi toccati dai testi, rendono questo fenomeno come un profondo bacino di aspetti legati ai sentimenti e passioni umane, quindi archetipici. I temi toccati dal Tango, sono spessi focalizzati su sentimenti quali la nostalgia, la appartenenza, il tradimento del femminile (contrapposto ad una madre sempre perfetta!), l’alcolismo, il gioco d’azzardo, la malasorte, gli idealizzati luoghi di gioventù. Dal punto di vista Junghiano, appare molto evidente, spesso nei testi dei tanghi, o nei film dell’epoca, un aspetto complessuale materno positivo. Ricordiamo che per Jung il complesso è:
“E’ una immagine di una determinata situazione psichica caratterizzata in senso vivacemente emotivo che si dimostra inoltre incompatibile con l’abituale condizione o atteggiamento della coscienza. Questa immagine possiede una forte compattezza interna, ha una sua propria completezza e dispone inoltre di un grado relativamente alto di autonomia, il che significa che è sottoposta solo in misura limitata alle disposizioni della coscienza, come un corpus alienum animato. […]” (Jung, 1934, p.113 in Dieckmann, p.26).
Il termine positivo del complesso, si riferisce all’identificazione positiva del soggetto nel materno, ovvero di voler essere come la madre, e non ad un giudizio su aspetti dell’individuo o delle sue manifestazioni. Dal punto di vista di Dieckmann infatti, positivo o negativo accostati ad una figura centrale del complesso, ne indicano unicamente l’atteggiamento e l’apprezzamento del paziente verso quella figura, non gli effetti che provoca nella vita dell’individuo costellato (Dieckmann, I Complessi, 1993). In entrambi i casi, il complesso costellato, indica una inflazione del soggetto e quindi la sua impossibilità di muoversi nella vita per ottenere una propria individuazione.
Visto da un altro punto di vista, come sostiene Delle Fave:
“[…] la qualità dell’esperienza è allora in stretta relazione sia con lo sviluppo del proprio Sé, sia con la cultura del gruppo a cui si appartiene”. Circa il caso quindi: “per coloro i quali trovandosi nel vuoto identitario effetto della migrazione (si ha) la possibilità di ripercorrere alcune esperienze positive che garantiscano continuità con il proprio passato si costituisce come vero e proprio antidoto rispetto a derive di destrutturazione dell’identità” (Delle Fave A., 2007, p.346 in Giusti Marsiglia 2014).
Il Tango, così legato a questi sentimenti, può contribuire ad una elaborazione e ad uno sviluppo dell’identità del soggetto, sperimentando e integrando aspetti spesso rimasti nella sua ombra (il suo lato inconscio della personalità). I testi del Tango poi, aprono “ […] il varco all’utilizzo di alcune categorie psicanalitiche, come quella degli archetipi, proprie del pensiero e dell’epistemologia della psicanalisi che, in particolare negli approcci Lacaniani e Junghiani, hanno sempre avuto una particolare diffusione e rilevanza proprio in Argentina. La correlazione tra topici letterari e archetipi psicoanalitici può suggerire qual è la forza interiore del tango; quello che per i futuristi doveva essere simbolo della sua decadenza ha invece consentito la sua diffusione in tutto il mondo, non in modo cristallizzato ma evolvendosi con la storia e la società e attualizzando le sue domande retoriche. ” (Giusti, Marsiglia, 2014, p.21). Dal punto di vista terapeutico, già da tempo vengono utilizzate tecniche che prendono a riferimento il Tango come strumento per elaborare propri aspetti relazionali, di coppia, cognitivi, esplorativi, emotivi, di autostima, stress, stati depressivo, ansia e per sviluppare aspetti legati alla riabilitazione (ib.p.83). Il senso comune della maggioranza di questi approcci non è legato ad un percorso di studio della danza, ma ne utilizza elementi per le finalità terapeutiche o riabilitative programmate. Il programma ETTFED, che sarà descritto in un capitolo a parte, pur essendo indirizzato a pazienti affetti da disturbi nel comportamento alimentare, si prefigge di utilizzare tutti gli elementi del Tango, compresi quelli poetici e metaforici legati ai testi e alle ambientazioni, che quelli legati al ballo stesso compresa la relazione fuori e dentro il percorso clinico. Lo scopo quindi è quello di accompagnare i pazienti in un loro percorso personale di sviluppo della personalità in contemporanea con le altre attività cliniche e di dare loro uno strumento, il ballo appunto, spendibile in altri ambiti della loro vita, anche al termine del percorso.
III. AMPLIFICAZIONI CIRCOLARI JUNGHIANE.
“Vi sono poi altre persone che non vedono né sentono interiormente, […]. Sono relativamente rare le persone con doti motorie capaci di esprimere l’inconscio mediate il movimento o la danza” (Jung, Vol.8, p.99).
Partendo da questa citazione di Jung, siamo ora ad operare amplificazioni sul tema della danza, così da sottolineare come la danza e il ballo sono aspetti archetipici.
Sul vocabolario Treccani on line alla voce danzasi legge:
“[…] in generale, da un punto di vista antropologico, insieme strutturato di movimenti ritmici del corpo con funzione mimica, simbolica, narrativa, ecc., solitamente associati alla musica, le cui caratteristiche variano con le epoche storiche, le aree geografiche, i contesti culturali, e i cui fini possono essere rituali, ludici, religiosi, celebrativi, ecc. […]” (Treccani on line).
Spesso, viene accostato e considerato sinonimo di ballo:
“L’arte di ballare, cioè di muovere passi e atteggiare le membra secondo determinate regole e seguendo un ritmo musicale […] E’ in genere sinonimo di danza, che però termine meno popolare e usato spec. Alludendo al ballo come forma di espressione d’arte e alle sue manifestazioni etnografiche e folcloristiche” (Treccani on line).
Altro elemento fondamentale nel Tango è il Ritmo:s. m. [dal lat. rhythmus, gr. ῥυϑμός, affine a ῥέω «scorrere»]. – Il succedersi ordinato nel tempo di forme di movimento, e la frequenza con cui le varie fasi del movimento si succedono; tale successione può essere percepita dall’orecchio (con alternanza di suoni e di pause, di suoni più intensi e meno intensi, ecc.), o dall’occhio (come alternanza di momenti di luce e momenti di ombra, di azioni e pause, di azioni fra loro simili e azioni di diverso tipo, ecc.), oppure concepita nella memoria e nel pensiero: avere,non avere il senso del r.;r.regolare,costante;r.continuo,intermittente;r.lento,veloce,sempre più veloce e, iperb., r.concitato,frenetico,indiavolato;accelerare,rallentare il r.; in relazione all’impressione psicologica che esso produce: r.monotono,stanco,ossessionante.
Nella prefazione al testo di Fritjof Capra, Il Tao della fisica,si legge:
“[…] In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte ad una gigantesca danza cosmica. […] ; percepii il suo ritmo e ne ‘sentii’ la musica: e in quel momento seppi che questa era la danza di Śiva, il Dio dei Danzatori adorato dagli Indù. (Capra, Il Tao della Fisica, pp.11-12)
Il famoso fisico quantistico sopra menzionato descrive in maniera appassionata la sua percezione della danza dell’universo. Infatti, il Dio Śiva, è spesso raffigurato come un danzatore, tra l’altro con in mano un tamburello, ovvero ciò che per sua natura crea il ritmo. La sua danza infatti è quell’elemento che continuamente crea e distrugge l’universo (e il tempo), una raffigurazione che esprime gli opposti psichici. Infatti come scrive la Donizer:
“A dispetto di ciò, si dovrebbe evitare di vedere una contraddizione o un paradosso là dove un hindu vede soltanto un’opposizione secondo il senso indiano – opposti correlati che agiscono come identità interscambiabili in relazioni necessarie. Il contrasto fra il carattere ascetico e quello erotico nelle tradizioni e nelle mitologie di Śiva non è della specie “congiunzione degli opposti”, concetto col quale spesso si è fatta confusione. Ascetismo (tapas) e desiderio (kāma) non sono diametralmente opposti come possono esserlo bianco e nero, o caldo e freddo, dove la presenza completa di un aspetto esclude automaticamente l’altro. Essi sono, nei fatti, due forme di calore, essendo tapasil fuoco distruttivo o creativo che l’asceta genera dentro di sé, kāmail calore che viene dal desiderio. Sono forme strettamente connesse in termini umani, opposte in quel senso in cui possono esserlo amore e odio, ma non mutuamente escludibili” (Wendy Doniger, Śiva – The Erotic Ascetic, p.35).
Questo ci introduce certamente in un tema importante; la danza, e quindi il Tango può essere un elemento che , se non direzionato, rischia di rimanere un continuo creare per distruggere e viceversa. Il Tango, come ogni esperienza, se non viene realmente portata alla coscienza, rischia di essere una eterna danza senza senso. Solo la danza di Śiva infatti può distruggere un aspetto vecchio della personalità e crearne uno nuovo. Infatti, come scriveva Jung:
“L’unione degli opposti a un livello più alto di coscienza, come già abbiamo rilevato, non è un fenomeno razionale e tanto meno un fatto di volontà, ma un processo psichico che si esprime in simboli. […] Se le fantasie vengono invece disegnate, compaiono allora simboli che appartengono principalmente al tipo del cosiddetto ‘mandala’. Mandala significa cerchio, e in particolare cerchio magico. […] Ho anche osservato tra i miei pazienti alcuni casi di donne che, invece di disegnare i mandala, li ballavano. In India esiste un termine specifico per questo: mandala nritya, cioè ‘ danza del mandala’. Le figure della danza hanno il medesimo significato dei disegni “ (Jung, Vol.13, pp.32-33).
Il Tango quindi può consentire di accedere ad un aspetto simbolico sovraordinato, in grado di condensare gli opposti, può quindi consentire una attivazione della funzione trascendente. Infatti come sostiene Fabj:
“[…] (la) attività creatrice della psiche corrisponde alla funzione trascendente, ovvero a quella funzione posseduta dalla psiche che consente un’unificazione fra i contenuti dell’inconscio con la coscienza (Jung,1916-1958).
Essa funge da commutatrice fra il caos dei contenuti dell’inconscio e le loro manifestazioni divenute immagini […]” (Fabj, p.218).
Circa l’aspetto mandalico del Tango infatti, è interessante osservare che nel Tango Argentino Tradizionale, la coppia si pone come una sfera che ruota su sé stessa ed avanza esclusivamente in senso anti-orario. Il tutto avviene in una pista, che spesso è quadrata o rettangolare o eventualmente circolare. Le coppie tengono una determinata “orbita”, così come gli elettroni in un atomo. Infatti, se una serie di coppie tiene il bordo pista, avanzerà sempre tenendo il bordo pista. Così come una coppia in seconda fila, rimarrà su una traiettoria all’interno della pista che la terrà sempre su questa “orbita”. L’uscita della coppia dalla stessa è quindi una operazione evidentemente pericolosa, dannosa verso sé stessi e gli altri, quindi non consigliabile. Le coppie di ballerini che già di per sé ruotano attorno ad un asse condiviso o più spesso sull’asse di chi guida, si trovano non consapevolmente a vivere all’interno di un mandala contenuto nella pista che ruota in senso-anti orario, […].
Ciò può richiamare anche “Kekulè, che dal suo sogno delle coppie danzanti derivò l’idea dell’anello di benzolo” (Jung, Vol.13, p.175).
Da notare il senso anti-orario di rotazione nella pista; “Per l’Alchimia, è bene ricordarlo, la rotazione antioraria è quella della discesa dal sottile al denso, di matrice fenomenica, essoterica, mondana, mentre la rotazione oraria è esoterica, tendente all’elevazione spirituale, conducente dal denso al sottile. Ed è grazie a quest’ultima che possono attuarsi le trasmutazioni evolutive […] ”(Roris, L’ Alchimia del terzo Millennio, p.87).
Questo potrebbe indurci a pensare che il movimento della pista opera una conservazione della struttura del ballo, lasciando però alla coppia, la possibilità individuale di sperimentare entrambi i sensi di rotazione. Dal punto di vista Alchemico, potremmo dire che all’interno di una pista che porta dal sottile al denso, le coppie di ballerini possono operare al contrario, cioè partendo dal denso verso il sottile. Avvero la rotazione verso sinistra corrisponde ad una “Coagula”, quello verso destra un “Solve”. Questo ci può indicare, come nel Tango, all’interno di una struttura codificata (densa), le coppie di ballerini possano attingere ed evolvere verso una spiritualità (sottile). Il condizionale è d’obbligo, in quanto questo processo, si può innescare solo se se entrambi all’interno della coppia di ballo, sono pronti ad esso, e non si perdano, metaforicamente, nella infinita finzione di Śiva, ovvero in aspetti Narcisistici che possono inibire e peggiorare ogni processo.
I due individui della coppia di ballo, possono quindi innescare un processo creativo, una vera e propria Immaginazione attiva. Come scrive Fabj infatti:
“[…] il metodo dell’immaginazione attiva, come ideato da Jung, nella sua forma originale può essere definito:
Un metodo psicologico di esplorazione dell’inconscio basato sulla visualizzazione che implica la concentrazione e l’attenzione della coscienza, priva di qualsiasi aspettativa, sul mondo delle proprie immagini interiori inconsce. Tali immagini includono non solo le impronte visive, ma anche le immagini acustiche, memorie somatosensitive. Tale procedimento porta alla creazione di immagini oggettive e autonome con le quali l’individuo interagisce attivamente. Per mezzo di tale interazione l’individuo prende coscienza sia dell’obiettività (=esistenza reale) come dell’autonomia (= volontà propria) nell’economia della sua psiche, e tale presa di consapevolezza costituisce il fine ultimo della metodica” (Fabj, pp. 211-212).
L’utilizzo di questa tecnica consente quindi all’individuo una esperienza reale delle forze, dei complessi, che hanno una loro autonomia e volontà. L’esperienza con l’altro, nel Tango, può consentire ai soggetti, di sperimentare e cominciare a “fissare” queste immagini interne, infatti:
“[…] l’Ombra, la Sigiza Anima/Animus, il Sé ecc. sono si dei concetti, ma sono contemporaneamente e, soprattutto, delle immagini nella psiche dotate di attività autonoma. Sono cioè delle personificazioni in forma antropomorfa di istanze e funzioni psichiche di cui si può fare un’esperienza diretta […] attraverso le reciproche proiezioni verso l’altro”(Fabj p.212, corsivo mio).
Le proiezioni incrociate verso il partner di ballo, consentono di vivere e attivare quelle immagini psichiche che celano i contenuti complessuali inconsci. Uno dei meccanismi che regola sicuramente la reciproca proiezione tra i due è l’immaginazione che attiva. Come sriveva Jung nel 1921, ben 23 anni prima della Klein che chiamerà questo fenomeno ‘identificazione proiettiva’:
“[La proiezione attiva] si trova come componente essenziale dell’atto di immedesimazione. L’immedesimazione […] è realmente, nel suo complesso, un processo di introiezione, giacché serve a mettere l’oggetto in intimo rapporto col soggetto. Per stabilire questo rapporto il soggetto stacca da sé un un contenuto, ad esempio un sentimento, lo trasferisce nell’oggetto, il quale viene così ravvivato, e include in questo modo l’oggetto medesimo nella propria sfera soggettiva” (Jung, Vol.6. p.474).
I ballerini, oltre che a scegliersi, volta per volta, si trovano in un “teatro mandalico” e mettono in scena e vivono i loro aspetti archetipici. La libertà creativa nel Tango, consente ai ballerini di vivere questi aspetti inconsci in un contesto protetto e strutturato. Infatti come sosteneva Jung:
“Chiunque abbia un’immaginazione motoria potrebbe eseguire una bellissima danza su questo motivo” (Jung 1928-1930, Seminario sui sogni, in Fabj, p.216).
“[…] è di capitale importanza sapere che l’immagine (qualunque forma assuma: visiva, uditiva, motoria, tattile) che la fantasia creativa solleva dal materiale dell’inconscio collettivo, durante il procedimento, è la forma specifica di manifestazione dell’energia psichica dell’archetipo e corrisponde a ciò che precedentemente abbiamo definito ‘fatto psichico’. Tale attività creatrice della psiche corrisponde alla funzione trascendente, ovvero a quella funzione posseduta dalla psiche che consente un’unificazione fra i contenuti dell’inconscio con la coscienza” (Jung, 1916-1918 in Fabj p.218, corsivo tra parentesi, mio).
Come dicevamo però, non è infrequente che gli individui, specie se occidentali, invertano questo processo ricercando nell’altro un proprio specchio, una immagine narcisitica. Il ballo diventa una serie di performance stereotipate dove la ricerca diventa il rispecchiamento. L’altro diventa oggetto, estensione di un aspetto Persona costellato. Il ballo perde ogni connotazione trasformativa e diventa semplicemente una protetta platea per manifestare la propria omnipotenza. Il fatto che l’ambiente sia strutturato e protetto, permette anche a strutture di personalità narcisistiche non solo Inconsapevoli ma anche Ipervigili di manifestarsi. Infatti, questi ultimi, nell’arco della serata possono restare in disparte, sino a trovare il momento e la configurazione meno ‘rischiosa’ per manifestarsi. Il processo Alchemico, trasformativo, esplorativo risulta quindi invertito, e il soggetto ricerca il suo ideale di Persona usando gli altri come fossero sagome di cartone.
IV. PROGETTO ETTFED .
Il progetto ETTFED (Embrace Tango Therapy Focused on Eat Disorder) è stato progettato a Modena ed eseguito presso la struttura privata convenzionata Villa Miralago di Cuasso al Monte (VA) nel periodo che va dal gennaio 2017 a maggio 2017, ed è stato così concepito:
Risorse utilizzate:
Uno Psicologo insegnate di Tango Argentino.
Una assistente laureata in Scienze Motorie e formata per il Tango in loco.
Un locale idoneo completo di impianto audio.
Fase Operativa:
Preparazione assistente laureata in Scienze Motorie ad essere autonoma nella preparazione di classi collettive.
Illustrazione del progetto all’Equipe interdisciplinare, con l’indicazione dei dati da leggere durante la sperimentazione.
Presentazione corso ai pazienti: si sono avute oltre 30 auto-candidature, si sono scelti 14 pazienti, 12 femmine, 2 maschi, sulla base del parere dell’Equipe e col requisito di essere presenti in struttura per tutti i 6 mesi attivi della sperimentazione.
Somministrazione di una lezione collettiva a settimana e di una privata per ogni paziente ogni due settimane.
Raccolta dati dopo ogni applicazione, sia singola che collettiva.
Svolgimento:
Come indicato la sperimentazione si è attuata nell’arco di 5 mesi.
Conclusione progetto:
Somministrazione di un questionario di gradimento ai pazienti.
Elaborazione dati e preparazione di un elaborato con i risultati complessivi.
V. CASO CLINICO: […].
[…]
VI. CONCLUSIONI.
Il progetto ETTFED è ben lungi dall’essere concluso, le evidenze riscontrate durante questa prima sperimentazione portano a pensare che lo sviluppo può essere esteso ad altre patologie. Infatti, il tango, come strumento, può consentire agli individui, a seconda del loro grado di funzionamento, uno sblocco dello sviluppo verso un proprio percorso di guarigione, quindi uno sviluppo in direzione individuativa. Gli strumenti e le modalità di somministrazione di questa terapia saranno sicuramente implementati e migliorati, ma ciò che resta chiaro è che il tango, con queste modalità, consente all’individuo di accedere a immagini inconsce archetipiche, consentendogli di effettuare una vera e propria immaginazione attiva. Gli archetipi collettivi, in questo momento attivati, consentono all’individuo di smuovere i propri nuclei complessuali, consentendo quindi alla libido di fluire da uno stato di blocco (patologia – complesso costellato), verso una risoluzione. Questo strumento terapeutico, in unione a tutti gli strumenti che una Equipe curante normalmente usa, può contribuire in maniera determinante allo sblocco di situazioni stagnanti. Il feedback ricevuto dai terapeuti che hanno in carico le pazienti e i pazienti che hanno sperimentato il metodo ETTFED, sono estremamente incoraggianti. In particolare è stato riportato che gli argomenti che si presentavano in colloquio, erano spesso spontanei e collegati ai nuclei tematici del tango, in particolare su argomenti quali la femminilità e maschilità, il ruolo, il sentito, il corpo, i sentimenti. Questo è da annoverare come un successo, sopratutto su soggetti come questi che hanno un conflittuale rapporto con gli elementi sopra citati.
Un ulteriore feedback voglio fornirlo io, il controtransfert verso queste ragazzi e ragazze è stato molto indicativo delle dinamiche, in accordo col sistema Junghiano che insiste sull’importanza di questo elemento. L’interpretazione da parte del terapeuta della proiezione che attiva (=identificazione proiettiva) ha avuto un ruolo fondamentale nel lavoro terapeutico ed è sicuramente uno dei cardini della terapia basata sul Tango.
Come già accennato, il progetto si era proposto di utilizzare non solo alcuni strumenti del tango, ma tutto il corpus completo. Infatti, oltre ad essere utilizzato come veicolo terpeutico, ci si è proposti di fornire uno strumento da spendere nella vita post-clinica. Infatti alcuni utenti prossimi alle dimissioni, hanno chiesto riferimenti per continuare lo studio e indicazioni su locali nei quali si può ballare.
Il progetto oltretutto, ha rilevato un dato di gradimento presso i pazienti estremamente elevato.
In particolare, dalla discussione in Equipe si è rilevata una ottima efficacia con le pazienti con sintomi anoressici, buona con le pazienti con sintomi bulimici, sufficente con le pazienti con sintomi da obesità patologica.
In generale poi, i temi fondanti del Tango, sono stati argomenti molti importanti nei colloqui personali dei pazienti con le figure di cura.
In opera, si è cambiata la strategia verso le pazienti affette da obesità, invece che impostare le lezioni nel ruolo “seguire”, si è insistito affinché si mettessero in un ruolo “guida”. Ciò ha causato resistenze, ma alla fine, pur mediando, hanno accettato. Si ritiene che debba essere approfondita questa modifica. Da un punto di vista Freudiano, le pazienti obese presentano una fissazione alla fase orale. Il ruolo “guida” dovrebbe essere il più indicato per sbloccare questa fissazione. Dal punto di vista Junghiano, esse presentano tendenzialmente una tipologia Estroversa Intuizione/Sentimento, che per sua natura porta in ombra la Sensazione e il Pensiero.
Le pazienti Anoressiche e Bulimiche hanno una probabile fissazione su un livello superiore, quello Anale. Dal punto di vista Junghiano appaiono tendenzialmente come Introverse o Estroverse Pensiero/Intuizione, il loro lato completamente in ombra è quindi il sentimento. Queste sono semplici osservazioni sul campione, non ci sono dati verificabili in quanto non si è potuto utilizzare un test, al momento.
In attesa degli sviluppi futuri, vorrei ringraziare di cuore tutte le ragazze e i ragazzi di Villa Miralago che hanno partecipato attivamente, Il direttore sanitario Dott. Leonardo Mendolicchio che ha creduto sin da subito nel progetto e Giorgia Galli, che si è prestata da assistente e insegnate.
Come ultima cosa, allego la foto di una cornice da tavolo, fatta dai ragazzi e donatami in occasione di uno degli ultimi incontri collettivi. Inutile aggiungere altro, se non che per me, è stata una grande esperienza di cuore.
Riassunto.
Nel progetto ETTFED si è sperimentato un approccio terapeutico focalizzato sui disturbi alimentari basato sull’utilizzo del Tango Argentino, presso la clinica Villa Miralago. Se ne sono quindi qui pubblicati i risultati e le amplificazioni Junghiane. Il Tango e la pratica del ballo in coppia visto come uno strumento di immaginazione attiva che può attivare processi di trasformazione e integrazione dell’individuo.
Parole Chiave.
Progetto ETTFED, Immaginazione attiva, Tango Argentino, mandala, anoressia, bulimia, obesità, Villa Miralago.
Summary.
In the ETTFED project, a therapeutic approch focused on eating disorders based on the use of Argentine Tango has been experimented, at the Clinic Villa Miralago. In this article the results and the Junghian amplification. The Tango and the couple dance as an active imagination
able to activate transformation and integration in the subject.
Key Word.
ETTFED Project, active imagination, Argentine Tango, mandala, anorexia, bulimia, obesity, Villa Miralago.
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