Io sono, io faccio, io penso, io posseggo, io conosco, ecc.. Ma cosa è Io? Io chi? La riflessione filosofica di René Descartes, superando il concetto della filosofia antica che parlava generalmente di “coscienza” in una accezione morale, “[…] afferma che l’unica conoscenza sicura si presenta a chi osserva attentamente i propri pensieri non concerne gli oggetti esterni, ma l’esistenza di un Io pensante (Ego cogito) rispetto a cui gli oggetti esterni sono solo sue rappresentazioni” (Galimberti, 2018, p.661). Nei secoli il concetto di Io subirà molte trasformazioni, alternando concetti che lo vedranno come artefice e sede dell’identità o come funzione di qualcosa di più complesso e articolato. Circa questo, la concezione di Nietzsche risulta funzionalistica, e orienterà la nascente Psicanalisi e la Psicologia Analitica. Infatti, nella visione dell’autore, l’Io è talmente vittima di altre componenti della psiche che, sosterrà: “ l’Io è un prodotto della grammatica” (1884-1885, p.203). L’arrivo della Psicanalisi di Freud pone l’Io come istanza dell’apparato psichico, distinta dall’Es e dal Super Io, ove lo vede secondo aspetti topici, dinamici, economici (dal punto di vista dell’economia energetica), genetici. Altri autori come Hartmann (psicologia dell’Io) e Lacan che radicalizza la posizione Freudiana secondo la quale “ l’Io non è padrone in casa propria”, si occupano a vario titolo di questa istanza. Degna di nota e, a mio parere più esaustiva, è la posizione della Psicologia Analitica. In “Tipi Psicologici” (Vol.6) Jung scrive: “Per ‘Io’ intendo un complesso di rappresentazioni che per me costituisce il centro del campo della mia coscienza e che mi sembra possedere un alto grado di continuità e di identità con sé stesso. Perciò parlo anche di complesso dell’Io. […] Distinguo quindi tra l’Io e il Sé, in quanto l’Io è solo il soggetto della mia coscienza, mentre il Sé è il soggetto della mia psiche totale, quindi anche inconscia” (Vol. 6, p.467). Dalla visione Junghiana si evince il fatto che l’Io è un complesso tra i vari complessi, che emerge da una totalità psichica che si chiama appunto Sé. Un po’ come dire che l’Io crede di essere l’unico soggetto della psiche, ma in realtà si trova ad essere solo un complesso come tanti altri, “[…] perché l’Io consiste solo di ciò di cui siamo coscienti, ciò che sappiamo di essere” (Jung Parla, 1999, p.377) . Per fare un esempio, consideriamo la nostra psiche come fosse un arcipelago di isole (complessi), alcune sono collegate da ponti, alcune sono isolate e vivono una vita quasi autonoma, alcune sono molto grandi e collegate e potremmo definirle come personalità. Nello stesso individuo possiamo avere più personalità, alcune scisse, alcune dissociate, una, particolarmente grande che possiamo definire “Io”. “[…] l’Io si suppone rappresenti la personalità vera. Per esempio, quando (la personalità) B sa di A, mentre A non sa di B, diremo che l’Io sta più dalla parte di B, perché l’Io tende ad una conoscenza più completa, e A è la personalità che si è scissa” (ib. p. 376, parentesi in corsivo mia). La conclusione ci può portare a considerare che ciò che spesso consideriamo certezze incrollabili, come la visione di noi stessi, la percezione della nostra personalità, il nostro esame di realtà, siano assolutamente limitati e spesso fallaci. La nostra complessità psichica è tale che la sua scoperta è per certi versi paragonabile alla esplorazione dell’universo. Infatti, come sostenevano gli alchimisti, “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e inversamente, per formare le meraviglie della cosa unica”(Smaragdina Tavola, Ermete Trismegistro, XI, da Treccani on-line).La tendenza odierna nella nostra società occidentale è quella di sviluppare e potenziare l’Io dei soggetti con continui corsi, seminari, workshop, ecc. che non fanno altro che potenziare un investimento focalizzato esclusivamente sull’Io di un individuo . Ciò presenta rischi molto alti e può portare ad una inflazione e a consolidare tratti psicopatologici di varia natura, cosa che certo non di raro, si verifica. Solo il confronto dell’Io con gli aspetti più interni della totalità della psiche può arricchire e liberare l’individuo, in ottemperanza al famoso aforisma Junghiano : “L’uomo […] dovrebbe prima di tutto sforzarsi di conoscere se stesso, per poi vivere in armonia con la propria verità” (J.P., p.567).

Bibliografia:
GALIMBERTI U., “Nuovo Dizionario di Psicologia”, Ed. : Feltrinelli, 2018, Milano.
JUNG C.G., “OPERE Vol. 6, Tipi Psicologici” Ed. : Bollati Boringhieri, 1969, Torino.
JUNG C.G., “JUNG PARLA”, Ed. : Gli Adelphi, 1977, Milano.
NIETZSCHE F. “ Frammenti Postumi 1884”, Ed. : Adelphi, 1975, Milano.

Dott. Alberto Barozzi

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