Non sono troppo difficile quando ballo il tango. Se avessi paura del sudore, andrei ad un corso di nuoto. Se non intendessi abbracciare un altro, basterebbe un corso di salsa. Se pensassi a secondi fini diversi dal ballo, andrei a caccia. Invece, nonostante i tanti, troppi anni trascorsi sono sempre qua, ad entusiasmarmi per gli stessi brani, come se fosse la prima volta o l’ultima. Come un amante, a volte mi innervosisce, la serata sembra spenta e io trasparente. Gli uomini con cui vorrei ballare mi ignorano, quelli che evito m’invitano con insistenza, quelli che da principianti cercavano il consenso, oggi ormai esperti e ricercati, non mi rivolgono lo sguardo. Le signore chiacchierano e ridono, spesso manca la solidarietà femminile e qui sembriamo una contro tutte. Ma sarà vero? Sento le donne che soffrono, quelle che hanno paura, che cercano in una tanda dopo l’altra non il gioco ma lo stordimento, il desiderio di scordare una vita poco soddisfacente. Non è facile la felicità. Cerco di essere comprensiva e aperta ai sentimenti che nuotano attorno alle coppie, un veleggiare burrascoso di nostalgie, tradimenti, angosce. Cerco di lasciare il cuore leggero, di non far trapelare quando i pensieri diventano cattivi. Cerco la giustificazione perfetta. Ognuno ha una vita là fuori, a volte molto difficile, dura, che non dà tregua. Qui, dentro il tango, non voglio chiusure fastidiose, preclusioni.
Voglio solo vedere uomini e donne danzare.
Vanna Gasparini
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